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Shady River
Categoria PerSo Award

Di Tatiana Mazú González
Argentina, 2020, 82’

Mercoledì 6 ottobre Cinema Zenith ore 19.00
Giovedì 7 ottobre Cinema Méliès ore 16:15 (replica)

SCHEDA FILM

Titolo Originale: RÍO TURBIO
Regia, sceneggiatura e fotografia: Tatiana Mazú González
Produzione: Florencia Azorín
Produttore: Antes Muerto Cine
Montaggio: Sebastián Zanzottera
Suono: Julián Galay
Sound editing: Hernán Higa y Alan Fridman
Cast: Vanessa, Noelia, Mari, Vanesa, Anita, Lila, Mirta, Margarita, Delfina, Rosa y Carla
Assistente di regia: Manuel Embalse
Grafica: Sofía Mazú González
Postproduzione di immagini: Daniela Medina Silva
Basato sui dialoghi con: Vanessa, Noelia, Mari, Vanesa, Anita, Lila, Mirta, Margarita, Delfina, Rosa and Carla.

SINOSSI

Secondo il mito ancora in vigore nei villaggi del carbone della Patagonia, se una donna entra in una miniera, la terra diventa gelosa. Seguono poi frane e infine la morte. Shady River (Río Turbio) parte da un’oscura esperienza personale trasformandosi in un film sul silenzio delle donne che abitano i villaggi degli uomini. Come filmare dove la nostra presenza è vietata? Come registrare le risonanze di ciò che non suona? Mentre la nebbia e il fumo della centrale ricoprono il paese, le voci delle donne di Río Turbio si fanno largo tra il ghiaccio bianco e il ronzio delle trivelle, fino a far saltare in aria la struttura del silenzio.

Commento del regista

Río Turbio è una cittadina mineraria dell’estremo sud della Patagonia formatasi negli anni Quaranta, quando lo Stato decise di sfruttare i giacimenti di carbone.È il paese in cui paradossalmente mia nonna è fuggita in cerca di una sorta di libertà. È il luogo dove è nato mio padre, dove vive gran parte della mia famiglia, e precisamente dove vive una delle mie zie preferite: complice principale della realizzazione di questo film. Ma è anche il luogo in cui è cresciuto, e dieci anni più tardi si è suicidato, colui che mi aggredì sessualmente quando ero una ragazza, per la prima volta in vita mia. La spinta iniziale nel realizzare questo film è stata guidare il movimento dai ricordi intimi e personali -che alla fine non cessano mai di essere frammenti di storia su larga scala- verso l’incontro con le donne che abitano quotidianamente questo paese e combattono per trasformarlo.
“Shady River” è un film sul silenzio e la sua condizione ideologica, nelle donne che hanno conosciuto la violenza di genere. Sul silenzio delle donne che vivono nei villaggi degli uomini e sulle possibilità di romperlo. I primi materiali con cui ho iniziato a lavorare sono stati muti: foto, un libro, pellicole Super8mm, un rullino da 16 metri di una pellicola che non è mai stata realizzata e la cui registrazione sonora è andata persa. Quindi, anche questa nozione politica del silenzio era presente fin dall’inizio. Quando stavo riflettendo su come avrebbero suonato questi materiali, il tremendo vento della Patagonia è apparso come una possibilità: una forza in sé che non suona, ma che fa suonare ciò che fa vibrare con la sua potenza. La cosa più vicina alla registrazione diretta del suono del vento è forse l’interferenza satura generata quando colpisce una capsula microfonica.

Río Turbio nasce come una poesia che interroga materiali d’archivio. Mi sono ricordata che da qualche parte c’erano i rulli Super8mm di famiglia, che a volte quando ero piccola guardavamo proiettati su un lenzuolo. E indagando di più, ho trovato una serie di cassette MiniDV che mio padre aveva filmato durante una serie di lotte sindacali nella miniera nei primi anni 2000. In una fase molto avanzata del processo di assemblaggio, sono riuscita a convincere mia zia a condividere i documenti di quando era stata incoronata regina del carbone negli anni 80. Walter Benjamin dice qualcosa del genere: che il passato sta aspettando che il presente lo riscatti dalla sua oppressione. Penso che ci sia qualcosa che opera anche nel modo in cui abbiamo assemblato l’archivio con materiali e storie contemporanei.

Tatiana Mazú González

Buenos Aires, 1989. Vive nella periferia della città tra gatti e piante, in quella che era la casa di sua nonna. È una regista di documentari-sperimentali e artista visiva. Attivista femminista e di sinistra, che un tempo voleva essere una biologa o una geografa: oggi il suo immaginario esplora i legami tra le persone e gli spazi, il microscopico e l’immenso, il personale e il politico, l’infantile e il buio. Scatta, fotografa, dipinge, disegna e cuce. Fa parte del collettivo Before Dead Cinema. Ha co-diretto con Joaquín Maito The State of Things (2012). Il suo cortometraggio La Internacional (2015) ha partecipato a 40 festival internazionali. Ha diretto Cappuccetto Rosso (2019) e Río Turbio (Prix Georges de Beauregard FID Marsiglia 2020). Ha fatto parte di Silbando Bembas, collettivo cinematografico militante. I suoi film sono stati selezionati al FID Marseille, Mar del Plata International Film Fest, FICUNAM, Doc Lisboa, Festifreak, Transcinema, Cinélatino. Rencontres de Toulouse, SEMINCI, Cámara Lúcida, FICICosquín, Uruguay Film Festival, FIDOCS, Antofacene, FICC Iquique, AricaDoc, MIDBO, tra molti altri festival. È montatore, insieme a Manuel Embalse, di Portrait of Owners di Joaquín Maito (miglior opera prima all’IDFF Ji.hlava 2018).

Filmografia:
2012 – The state of things – feature film
2015 – The international – short film
2019 – Little Red Riding Hood – feature film
2020- Shady River – feature film
-In shooting / post-production – Every document of civilization
-In post-production – “God, the author of everything”