Seleziona una pagina

Oltre le rive
Categoria PerSo Cinema Italiano

Di Riccardo De Cal
Italia, 2021, 77’ 

Giovedì 06 ottobre, Cinema Postmodernissimo, Via del Carmine 4, ore 19.00

SCHEDA FILM

Titolo originale: Oltre le rive 

Titolo inglese: Beyond the river banks

Regia: Riccardo De Cal

Produzione: Mirage Produzioni con il sostegno di Regione Veneto, in associazione con Rino Mastrotto Group spa e Estel Group srl secondo le norme sul Tax Credit.

Produttore: Kiko Stella

Produttore esecutivo: Minnie Ferrara

Fotografia: Riccardo De Cal

Montaggio: Enrica Gatto

Aiuto regia: Luciano Zaccaria

SINOSSI

Oltre le rive è un film corale. Un affresco con personaggi che abitano, vivono o frequentano il territorio lungo il fiume Piave. Una coppia di giovani pastori – Valentina e Emanuele – guida un gregge con più di mille capi, sempre in movimento seguendo il ritmo immutabile delle stagioni e le regole ferree della transumanza, che seguiamo fino alla nascita del loro primogenito.

Sono passati più di cinquant’anni da quando nel ’69 Giampietro e Franca Maschio hanno aperto il primo Sex Shop d’Italia. Giampietro è mancato da qualche anno e Franca ora vive nel suo culto. Fervente cattolica, tiene un altarino in salotto, si prende cura del pollaio di casa, segue in prima persona il negozio. Si considera una benemerita per aver aiutato molte persone a soddisfare i propri desideri erotici altrimenti repressi. In qualche modo le loro vicende fanno da contrappunto alla prepotente storia che il fiume impone con il suo passato. Il Piave infatti è ben conosciuto per essere stato il fronte di resistenza finale e vittorioso contro l’esercito austroungarico nella Prima guerra mondiale. Mito e memoria che si rinnovano e – come si sa – spesso assumono i toni della farsa. Il comandante Zanardo, ricostruisce aerei da combattimento e organizza eventi commemorativi; Davide, un giovane recuperante che con la sua famiglia è l’unico abitante del Monte Grappa, scrive libri sulla guerra e accompagna gruppi di anziani sui luoghi di sanguinose battaglie; la fanfara dei Bersaglieri si esercita lungo il corso del fiume. Anche un altro evento ha segnato profondamente la storia del fiume, è la grande frana caduta nel bacino della diga del Vajont che, creando un’onda gigantesca, si è riversata sul suo corso seminando distruzione e morte. I cugini Sergio e Giovanni sono dei sopravvissuti al disastro e vivono in una new town costruita appositamente per gli sfollati. Spesso ritornano sui luoghi della loro infanzia prima del disastro. Sullo sfondo e nel ciclo costante delle stagioni si muovono altri personaggi come il misterioso violinista che compare a bordo di una barca, il vecchio pescatore di fiume che lamenta la penuria di pesce, gli anziani clienti dell’Albergo Trieste – una struttura dove il tempo sembra essersi fermato agli anni ’60. Il film è costellato di luoghi simbolici e di piccoli e grandi avvenimenti: le dighe e le sorgenti, il turismo di massa, le piccole spiagge dove i bagnanti si rifugiano dalla calura estiva, il Giro d’Italia con la sua effimera processione. E l’alluvione che tutti coinvolge, seconda solo a quella del ’66, che ha sommerso centinaia di abitazioni, inclusa la casetta lungo il Piave dove viveva Goffredo Parise e in cui scrisse i Sillabari.

Note di regia

Il Piave, il fiume sacro alla Patria, è stato teatro di sanguinosi scontri durante la Prima guerra Mondiale e testimone, negli anni Sessanta, della più grande catastrofe del Novecento causata dall’uomo in tempo di pace: il disastro del Vajont. Oggi il fiume sembra un eroe stanco e non mormora quasi più, bevuto com’è da centoventuno centrali idroelettriche, assorbito dalle coltivazioni agricole in estate, e dagli impianti di innevamento in inverno. Negli ultimi anni, una serie di eventi mi ha portato a incontrare alcune persone che vivono lungo il suo corso, e a riflettere sull’incidenza del contesto storico geografico nei confronti delle loro vite. Un contesto i cui tratti reali divengono spesso confusi, cristallizzati come sono in epoche diverse, e dove passato e presente convivono in equilibri talvolta inspiegabili. Ho iniziato a raccogliere altre storie, percorrendo più volte i duecentoventi chilometri lungo le rive del fiume, dalle montagne fino al mare. Si è così materializzato un composito affresco di una parte del territorio in un percorso a volte realistico, altre volte trasognato, come in fondo è la vita. La tavolozza del film è molto ampia, come ampio è l’arco spaziale preso in considerazione: alle zone montane si contrappone la pianura, la montagna al mare, la natura all’artificio, la bellezza al grottesco, il passato al presente. Un film che “osserva”, senza interviste o voci off, e in cui l’osservazione è solo il punto di partenza. Il lirismo di alcune situazioni è contrapposto al realismo di altre, in una sorta di costante tensione tra mondo reale e mondo immaginario, i cui confini divengono spesso labili e confusi. La paziente osservazione dei luoghi, dei fenomeni atmosferici e dei personaggi nel corso delle stagioni, è intrinseca al progetto stesso. Dal punto di vista stilistico l’immediatezza della camera a mano nel seguire da vicino i personaggi nel loro quotidiano è contrapposta a visioni più distaccate – realizzate con l’utilizzo del teleobiettivo – che consentono di mantenere una certa distanza da luoghi e situazioni. Una sorta di “lontana vicinanza” che permette una visione più pura e selettiva. Le immagini, pur essendo attuali, spesso risultano senza tempo, ammantate talvolta da un’aura metafisica e surreale.

Riccardo De Cal

Dopo gli studi di Architettura a Venezia, dal 2003 si dedica al cinema documentario realizzando tre cortometraggi che ottengono numerosi riconoscimenti in Festival Nazionali (tra cui Premio della Critica e Premio Distribuzione al Bellaria Film Festival 2005). Nel 2005 inizia a collaborare con Fondazione Benetton, per cui realizza due film di mediometraggio: “Quando l’arte si tace”, sul pittore Gino Rossi, che ottiene riconoscimenti in Festival internazionali (tra i quali, Festival Internazionale del Cinema d’Arte di Bergamo – 2006, Asolo International Art Film Festival – 2006) e “Memoriae Causa”, girato in pellicola, anch’esso premiato in numerosi Festival Internazionali (tra cui Premio Libero Bizzarri – 2007, 48° Festival dei Popoli – 2007, Festival Internazionale del Cinema d’Arte di Bergamo – 2007, Asolo International Art Film Festival – 2007). Viene inoltre presentato in Triennale a Milano, al Museo Maxxi di Roma, all’Accademia di Architettura di Mendrisio (Svizzera), al Royal Institute of British Architects (Londra), all’Ecole National de l’Architecture di Nancy (Francia), alla Keio University (Tokyo), alla Carleton University di Ottawa (Canada), al MIT di Boston e all’Architecture University of Houston – Texas (USA), al BigScreen a Kunming (Cina). Nel 2008 realizza un altro filmato su Carlo Scarpa che viene presentato all’11° Biennale di Architettura di Venezia. Nel 2010 presenta in un evento speciale il film “Raccolto d’inverno” alla 67° Biennale del Cinema di Venezia. Nel 2012 cura l’installazione video per una mostra a Bordeaux presso il Musée des Arts Decoratifs e nel 2014 al Museo Grand Hornu – Images a Bruxelles. Realizza un filmato sul movimento d’arte Fluxus, presentato alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2015. Presenta due film su Carlo Scarpa a Palazzo Grassi presso la Fondazione Pinault e nel 2016 realizza per l’editore americano JoAnn Locktov le fotografie per il libro “Dream of Venice – Architecture”, che ottiene l’IPPY Award a New York nel 2017.

Filmografia

Quando l’arte si tace (57 ’- 2006)

Memoriae Causa (52 – ’2007)

Hortus Conclusus (30 – ’2008)

Raccolto d’inverno (40 – ’2010)