Intensive life unit
Categoria PerSo Award
Di Adéla Komrzý
Repubblica Ceca, 2021, 75’
Domenica 02 ottobre, Cinema Méliès, Via della Viola 1, ore 21.30
(replica) Venerdì 07, Cinema Postmodernissimo, Via del Carmine, 4, 15.30
SCHEDA FILM
Titolo originale: Jednotka intenzivního zivota
Regia: Adéla Komrzý
Camera: Prokop Souček
Montaggio: Mariana Kozáková
Musica: Marek Mrkvička
Suono: Michaela Patríková, Daniela Vaníčková
Postproduzione video: UPP
Postproduzione audio: Soundsquare
Manager di Produzione: Kryštof Zelenka
Produttore Creativo di Česká televize: Věra Krincvajová
Produzione: Nutprodukce s.r.o.
Co-produzione: Česká televize, FAMU, UPP
SINOSSI
Chi decide che una vita è finita? Il paziente o il medico?
I medici Ondřej e Kateřina hanno spesso a che fare con l’intangibile nel loro lavoro. In questo lungometraggio documentario, i pionieri delle cure palliative ospedaliere ceche discutono di argomenti che sono sostanzialmente scomparsi dalle nostre vite. A dispetto di un ambiente fatto di medicina robotizzata e camici bianchi divinizzati, concentrandosi sulla malattia stessa, l’essere umano torna al centro dell’attenzione dei medici. Nelle conversazioni intime, i medici e i loro pazienti cercano risposte a una domanda che è stata, purtroppo, dimenticata negli ospedali dove per il 60-70% della società ceca la vita volge al termine: “Come si vive una vita di qualità con una malattia?”
In un periodo di tre anni, la direttrice Adéla Komrzý ha filmato all’interno del Dipartimento di Cure Palliative presso l’Ospedale Universitario Generale in Piazza Carlo a Praga. Un progetto pilota nato per servire da esempio per altri ospedali. Un team di esperti aiuta i pazienti a trovare soluzioni e prendere decisioni che potrebbero essere di loro beneficio in un’era che offre infinite possibilità di prolungare la vita artificialmente. Perché la vita non è solo un cuore che batte e polmoni che si espandono…
Note di regia:
“Ho iniziato a girare dopo una mia esperienza personale quando la sorella di un mio amico stava morendo in ospedale e, purtroppo, le cose non sono andate bene. Nessuno riceveva informazioni dai medici su ciò che stava accadendo, la famiglia fluttuava su una nuvola di incertezza non avendo mai l’opportunità di venire a patti con l’inevitabile. Col tempo ho cominciato a provare un senso di ingiustizia e di rabbia indefinita, che nasceva dalla domanda, come è stato possibile non gestirla meglio? Ero ben consapevole che la morte, proprio come il parto, è parte integrante della vita umana e che la nostra dipartita dovrebbe avvenire in modo dignitoso. Condizioni soddisfacenti dovrebbero essere stabilite affinché ciò avvenga. Dato che l’80% della popolazione ceca attualmente muore negli ospedali (i numeri sono paragonabili in tutto il mondo occidentale), è ancora più essenziale apportare cambiamenti e restituire umanità agli ospedali e alle linee di comunicazione. Nella mia mente, i principali protagonisti, Ondřej e Kateřina, sono portatori di questa determinazione e voglia di cambiamento.
Inizialmente volevo partire criticando il sistema e il contesto sociale. Che cosa ci dice della nostra società sviluppata il fatto che possiamo collegare dozzine di tubi a una persona, che le aziende farmaceutiche possono sviluppare e commercializzare centinaia di nuovi farmaci, che ci affidiamo alla medicina come mai prima d’ora, ma, nonostante tutto questo, abbandoniamo i nostri valori umani? Mi sono venute in mente una serie di domande e immagini. Sono stata spronata dalla mia esperienza personale con la sorella del mio amico, ed ha cominciato a farsi largo il desiderio di tornare indietro, “decifrare” e comprendere le circostanze, idealmente per garantire che sempre più famiglie non finiscano in una situazione simile. Il fatto che la maggior parte della società muoia in ospedale e che le famiglie sopravvissute siano spesso gravemente traumatizzate non mi sembra giusto. Volevo avere risposte alle domande cominciando dal “come” e “perché”?! Così la domanda più importante sul film è diventata presto chiara: come fare un film che argomenti il problema e che possa essere rivelatore, senza essere patetico? Un film che io stesso vorrei andare a vedere al cinema. Per fortuna due medici con grande perspicacia, erudizione, energia e, soprattutto, il desiderio di cambiare lo status quo – i fondatori di un nuovo team di cure palliative presso l’ospedale universitario generale, ora Clinica di medicina palliativa, Ondřej Kopecký e Kateřina Rusinová, hanno incrociato la mia strada e mi hanno aiutato. Mi sono attenuta alla decisione di fare un film dal punto di vista dei medici e non dei pazienti ed essere vicino a loro è stato fondamentale. Ondřej Kopecký e Kateřina Rusinová mantengono una distanza dalle immense emozioni che intrappolano i pazienti e le loro famiglie. I medici hanno i loro metodi per essere empatici senza lasciarsi trascinare. Restare vicini nel proprio ruolo di medico, mantenendo un’adeguata distanza dalle questioni personali. Volevo mostrare che ci sono medici che ci saranno vicini nei momenti difficili e ci aiuteranno a navigare nelle situazioni e prendere le giuste decisioni. L’unica certezza che tutti abbiamo è la nostra morte. Volevo far vedere che anche convivere con una malattia può essere fatto consapevolmente e in una certa misura liberamente. La domanda: “Cosa significa vivere una vita di qualità?” non riceverà risposta dal film o dai medici. Ognuno deve scoprirlo da sé. L’importante è sapere che è possibile.
È diventato chiaro abbastanza rapidamente che se avessi voluto catturare l’intimità e l’autenticità delle conversazioni medico-paziente che ho incontrato durante le mie visite, avrei dovuto riprenderle usando il metodo “fly-on-the-wall”. Dopotutto, comunque, non avevo spazio per essere altro che un osservatore, perché durante le riprese il dottore era sempre in posizione dominante. L’equipe era lì “solo” per seguire lo stesso ritmo. Questo non è stato sempre facile. Sono momenti importanti e irripetibili sia per il medico che per il paziente, in cui si discute della vita e delle opzioni disponibili. In quei momenti non c’era spazio per dirigere nel senso di regolare la telecamera, trovare la giusta angolazione. Il paziente e il medico avevano la priorità. Abbiamo umilmente accettato il nostro limitato ambito di attività e abbiamo cercato di adattarci il più possibile alle circostanze.
Ci sono state ovviamente occasioni in cui i pazienti si sono rifiutati di essere ripresi, cosa che abbiamo pienamente rispettato. Tuttavia, c’erano anche pazienti che hanno accettato le riprese come un’opportunità per raccontare alla società l’esistenza del team di cure palliative attraverso la loro storia. In quei momenti in cui abbiamo ricevuto dal paziente il permesso di accendere la telecamera, ho sentito una tremenda responsabilità e ammirazione per l’autenticità e l’autonomia con cui avevano partecipato alle riprese. Le personalità che ho potuto incontrare grazie al film sono ancora una grande ispirazione per la mia stessa vita. A questo proposito, ho notato che i pazienti e le loro famiglie hanno una determinazione senza precedenti per avere “il coraggio di affrontare sé stessi”. E per questo vorrei ringraziarli ancora una volta!
Adéla Komrzý
Adéla Komrzý (1992) ha studiato Storia dell’Arte presso la Facoltà di Lettere alla Charles University e nel 2020 ha conseguito un Master in regia di documentari presso la FAMU (Film and TV School of the Academy of Performing Arts di Praga). Nel 2018 ha svolto un tirocinio presso la famosa Università di cinema Filmuni Babelsberg Konrad Wolf, dove ha studiato regia e nello stesso anno è stata selezionata per la Berlinale Talents nell’ambito del festival internazionale del cinema della Berlinale. Ha partecipato alla IDFA Summer School 2019 con il suo film “Intensive Life Unit”. Ha maturato la sua prima esperienza cinematografica lavorando alla miniserie della HBO “Hořící keř” (Roveto ardente) (2013, prod. Nutprodukce) diretta da Agniezka Holland. Nel 2013 ha anche ricevuto il Premio Trilobit dalla FITES Film and Television Association per il suo capitolo nella serie di film “Televizní oslava” (Celebrazione televisiva). Il film che ha girato per la sua laurea “Výchova k válce” (Insegnare la guerra) della serie Český Žurnál (Diario ceco) ha vinto il principale premio Andrej “Nikolaj” Stankovič. Il suo ultimo film, “Viva Video, Video Viva” sui pionieri della video arte ceca le è valso una nomination per il premio Pavel Koutecký. Ha filmato indagini su temi sociali scottanti, dal titolo “Z ulice” (Dalla strada), per Radio Wave.
Filmografia:
Television celebration (2013)
Hotel Atol**** (2013)
Who cares who eats who (2013)
Moratorium Vondrejs (2014)
Every Palsy Has its Silver Lining (2014)
We don’t want Death in Life (2014)
Teaching War (2016)
Fiat Voluntas Tua (2016)
Absence of Reciprocity (2017)
VIVA VIDEO, VIDEO VIVA (2019)
Intensive Life Unit (2021)