Scheda tecnica
Regia:Cyril Aris
Produttore:Myriam Sassine, Katharina Weser
Produzione:Abbout Productions, Reynard Films
Montaggio:Nadia Ben Rachid, Cyril Aris
Suono:Victor Bresse
Scritto da: Cyril Aris
Produttori associati: Sophie Erbs, Ariadna Dot, Tono Folguera, Katrin Pors, Olivier Guerpillon, Ingrid Lil Hogtun
Riprese: Joe Saade, Cyril Aris
Musica: Anthony Sahyoun
Re-cording mixer: Lama Sawaya
Colorist: Belal Hibri
Co-produttore: Nadi Lekol Nas
Sinossi
All’indomani della catastrofica esplosione del 4 agosto 2020 a Beirut, una troupe cinematografica si trova di fronte a un grave dilemma: sfidare il caos e andare avanti con le riprese del proprio film o arrendersi alle molteplici crisi che si stanno diffondendo in tutto il Paese? Dancing on the Edge of the Volcano cattura la loro incessante battaglia per continuare a fare cinema in una città distrutta.
Note di regia
Alle 18:07 del 4 agosto 2020, gli orologi di Beirut hanno smesso di funzionare, congelati nel tempo, un ricordo inquietante delle immagini delle 8:15 di Hiroshima. Non c’è allegoria migliore per quello che abbiamo provato quel giorno, fluttuando, aspettando che il nostro orologio si riavviasse, aspettando le 18:08… qualsiasi cosa le 18:08 porteranno.
Non è stata un’azione lontanamente razionale quando ho preso in mano la mia macchina fotografica per filmare la produttrice Myriam Sassine e la regista Mounia Akl quando l’esplosione di Beirut ha colpito la città. Un puro impulso di catturare un momento passeggero che avrebbe potuto cambiare le nostre vite per sempre? O forse un improvviso desiderio di dare un senso a qualcosa di così inverosimilmente colossale? Non c’era un piano iniziale dietro il primo movimento della macchina fotografica, ma solo un impulso che ha portato alla curiosità: curiosità per il mio destino, per il destino dei miei amici e colleghi, per il destino dell’intero Paese, che stava precipitando in una crisi economica e in un collasso sociale. In mezzo caos insopportabilmente incomprensibile, sollevare la macchina fotografica era un mero tentativo di dare un senso a tutto questo…
In una regione impantanata in lotte politiche e difficoltà economiche, l’arte è sempre stata considerata un lusso non solo dalla maggior parte dei governi arabi, ma anche dalla popolazione in generale. Così, quando si è verificata l’esplosione, è stato inevitabile chiedersi se quello che facciamo ha un qualche impatto, se quello che facciamo ha un significato.
Dancing on the Edge of A Volcano non è strettamente legato all’esplosione, ma è un’indagine sul discusso valore dell’arte in tempi di crisi. Soprattutto, si tratta di una meditazione sulla perdita: la perdita della città che non esiste più; la perdita della vita che non esiste più; la perdita dell’io che non può più essere recuperato dell’io che potrebbe non risorgere, nemmeno con un film da realizzare.