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Domenica 29 settembre, cinema Zenith, ore 21:30

Scheda tecnica

Regia:Michele Mellara e Alessandro Rossi

Produzione:AAMOD - Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico Pordenone Docs Fest – Cinemazero

Di: Massimo Zamboni (voce e chitarre) con Erik Montanari (chitarre) Cristiano Roversi (pianoforte, synth, programming)

In collaborazione con: Mammut Film

Sinossi

La musica di Massimo Zamboni e il girato di alcuni tra i maggiori cineasti italiani: “Arrivederci, Berlinguer!” fonde questi ingredienti in un cineconcerto unico. I quasi quarant’anni dalla morte di Enrico Berlinguer, avvenuta nel 1984, sono l’occasione per ricordare la sua assenza, senza eccesso di nostalgia, e consentono di ripensare e raccontare la figura di un politico capace di parole pesate e dense, partecipato e partecipante. Produttori del film-spettacolo, per la regia di Michele Mellara e Alessandro Rossi, sono Pordenone Docs Fest, Cinemazero e l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, in collaborazione con Mammut Film. Sul palco, accanto a Zamboni, alla voce e chitarre, ci saranno Erik Montanari e Cristiano Roversi.
“L’addio a Enrico Berlinguer”, il film corale sui suoi funerali, realizzato all’epoca, tra gli altri, da Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Silvano Agosti, Roberto Benigni, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Giuliano Montaldo, Ettore Scola e Gillo Pontecorvo, è stato rimontato e attualizzato, arricchito di materiali inediti, per mostrare il rapporto umano, caldo e vivo, che il politico riuscì ad avere con le masse popolari. Nella nuova versione, è un film che guarda in avanti, che non vuole celebrare ma dare spunti: per riflettere su cosa significa fare politica, viverla come comunità e in prima persona: oggi urgenza quanto mai necessaria.
«L’umanità della figura di Berlinguer restituisce dignità, integrità e forza alla politica. Lo raccontiamo a partire dalla grande partecipazione popolare al suo funerale, – spiegano i registi. – Nel nuovo assemblaggio, a intervallare i tempi espansi della lunga cerimonia, abbiamo inserito alcuni suoi interventi che riguardano i temi che ci sembravano più vicini all’oggi: generazioni, donne, famiglia, questione morale, lavoro, e su cui ebbe parole ancora di estrema attualità, che continuano a farci riflettere».
Le immagini, provenienti dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, sono state girate per lo più in pellicola, tra le fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta, soprattutto durante convegni e appuntamenti pubblici a cui prese parte Berlinguer. Mostrano l’uomo politico, nella sua veste istituzionale, concedendo poco al privato. Il leader viene rappresentato sempre – forse, a volte, con una dose di serietà eccessiva – nei momenti ufficiali, nell’impeto oratorio di un comizio, nell’incontro di sezione con i militanti del partito. A questi filmati se ne aggiungono alcuni che lo ritraggono nella vita privata, più caldi, momenti che restituiscono, almeno in parte, l’umanità e le fragilità dell’uomo.
Il montaggio del nuovo film, “Arrivederci, Berlinguer!”, è pensato in chiave emozionale, per coinvolgere il pubblico poggiandosi sulle composizioni musicali e la chitarra di Massimo Zamboni: la reiterazione del gesto, le folle, la commozione delle donne, dei politici, delle masse operaie, degli ultimi e dei capi di stato, i pugni alzati: tutto questo diventa sinfonia visiva e musicale allo stesso tempo.

Note di regia

Raccontiamo Berlinguer a partire dalla grande partecipazione popolare al suo funerale.
La colonna vertebrale del nostro film è costituita da “L’addio a Enrico Berlinguer”, film corale sui suoi funerali realizzato da buona parte del meglio della cinematografia italiana, tra gli altri: Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Silvano Agosti, Roberto Benigni, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Giuliano Montaldo, Ettore Scola, Gillo Pontecorvo. Abbiamo cercato di ridurre il senso celebrativo/liturgico del filmato originale legato a quei tempi e di privilegiare il rapporto umano, caldo e vivo, che Berlinguer riuscì ad avere con le masse popolari.
Nel nostro nuovo assemblaggio abbiamo inserito il Berlinguer vivente ad intervallare i tempi espansi della lunga cerimonia. Questo attraverso un’attenta selezione di una serie di filmati messi a disposizione dall’AAMOD (Archivio del movimento operaio e democratico) nei quali si mostra l’affetto e la partecipazione della gente verso il suo leader, in un rapporto simbiotico di incontro che ne cementa nel tempo la relazione. La nostra scelta è caduta su alcuni momenti in cui Berlinguer snocciola i temi fondanti della sua politica, e lo fa argomentando le sue tesi in modo diretto, con una chiarezza adamantina e una solidità d’intenti politici frutto di anni di studio, impegno, militanza, riflessione sui compiti e i doveri della politica. Abbiamo scelto gli interventi sui temi che ci sembravano vicini all’oggi (generazioni, donne, famiglia, questione morale, lavoro) e su cui Berlinguer ebbe parole che sono ancora di estrema attualità e che continuano a farci riflettere.
L’umanità della figura di Berlinguer restituisce dignità, integrità e forza alla politica.
Chi era Berlinguer? I più giovani non lo sanno, o almeno la maggioranza di loro. Forse questo film può aiutarli ad avvicinarsi a lui, a renderglielo vivo: un uomo animato da forti passioni politiche, da un senso di equità incrollabile, antifascista, un uomo mai stanco di lottare contro le ingiustizie sociali e le prevaricazioni dei più forti e potenti.
E’ poi opportuno qui riportare una nota sul tipo di materiali d’archivio che abbiamo utilizzato. Le immagini, girate soprattutto tra le fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni ottanta, sono perlopiù in pellicola, realizzate soprattutto durante convegni e appuntamenti pubblici a cui prese parte Berlinguer.
E’ spesso un archivio interno al PCI e, visto che la pellicola costava e che andava usata con parsimonia, i compagni filmarono soprattutto il Berlinguer ufficiale, istituzionale, concedendo poco o niente al Berlinguer privato. Il leader viene rappresentato sempre – forse, a volte, con una dose di serietà eccessiva – nei momenti ufficiali, nell’impeto oratorio di un comizio, nell’incontro di sezione con i militanti del partito. Il politico è solo immagine pubblica, rigore. A questi materiali che dominano gli archivi siamo riusciti ad affiancare alcuni momenti di vita privata, più caldi, che restituiscono, almeno in parte, l’umanità e le fragilità dell’uomo.
Il montaggio del film è pensato in chiave emozionale, in grado di coinvolgere il pubblico poggiandosi sulle composizioni musicali e la chitarra di Massimo Zamboni: la reiterazione del gesto, le folle, la commozione delle donne, dei politici, delle masse operaie, degli ultimi e dei capi di stato, i pugni alzati, tutto questo diventa sinfonia visiva e musicale allo stesso tempo.
Un film di montaggio che guarda in avanti, che non vuole celebrare ma dare spunti: per riflettere, per ritrovare il nostro passato prossimo che sembra evaporato in una nuvola di stordita dimenticanza, per ripensare la politica, per capire cosa significa farla e viverla come comunità e in prima persona: oggi urgenza quanto mai necessaria.

Michele Mellara e Alessandro Rossi

Massimo Zamboni
Nel 1982 fonda assieme a Giovanni Lindo Ferretti il gruppo CCCP-Fedeli alla Linea mettendo in scena quello che chiameranno “punk filosovietico”. L'esperienza CCCP termina nel 1990, dopo la caduta del Muro di Berlino. Un paio di anni dopo nascono CSI, Consorzio Suonatori Indipendenti (che arriveranno ai vertici della classifica discografica) e il Consorzio Produttori indipendenti, con decine di album prodotti. Dal 2000 Zamboni compone diversi album come solista, l’ultimo dei quali è La mia patria attuale. Ha realizzato numerose colonne sonore per il cinema e il teatro, e pubblicato diversi libri per vari editori (La nave di Teseo, Einaudi). Tra questi, L’eco di uno sparo, Nessuna voce dentro, Anime galleggianti, La trionferà, Bestiario selvatico. Collabora con il settimanale La Lettura.

Michele Mellara e Alessandro Rossi
Autori, registi, ideatori di eventi, docenti, lavorano insieme da circa vent'anni. Laureati al DAMS di Bologna. Mellara si diploma alla LIFS (London Film School). Dopo il loro film di finzione, Fortezza Bastiani (2002), Premio Solinas per la miglior sceneggiatura, iniziano il loro originale percorso nel cinema documentario. Fra gli altri, Un metro sotto i pesci (2006); Le vie dei farmaci (2007); La febbre del fare (2010); God Save the Green (2012); I’m in Love with my Car (2017), Vivere che rischio (2019), 50 - Santarcangelo Festival (2020), film che gli valgono riconoscimenti e premi in Italia che all’estero.

Filmografia

2002: Fortezza Bastiani
2017: L’Incontro
2020: 50 Santarcangelo Festival
2019: Vivere che rischio
2017: I’m in love with my car
2015: Terra Persa. Storie di land grabbing in Sardegna
2014: Pascoliana
2012: God save the green
2012: Morris’ Bag
2010: La febbre del Fare – Bologna 1945-1980
2007: Le vie dei farmaci – Health for sale
2007: I pescatori del Delta
2006: Un metro sotto i pesci
2005: Paradiso terrestro- Gente del Cilento
2004: Intervista a Ken Loach
2003: Domà – Case a S. Pietroburgo

Premi e festival
L’Aperossa 2024 – Roma
Soundscreen Film Festival 2024 – Ravenna
Arena Nuovo Sacher 2024 – Roma
Sotto le Stelle del Cinema – Bologna
UnArchive – Found Footage Fest 2024 – Roma
Pordenone Docs Fest 2024- Le Voci del Documentario