Scheda tecnica
Regia:Giovanni Piperno
Produttore:Luca Ricciardi
Produzione:Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Montaggio:Paolo Petrucci
Mixing:Riccardo Spagnol
Un'idea di: Giovanni Piperno e Luca Ricciardi
Scritto da: Alessandro Aniballi e Giovanni Piperno
Suono in presa diretta: Fabio Santesarti e Niccolò Bosio
Musiche originali: Valerio Vigliar
Mix: Marco Falloni
Assistente al montaggio: Alessandro Aniballi
Color correction, conforming e titoli: Mauro Vicentini
Con il contributo di: Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri
Con la collaborazione di: Rai teche
Sinossi
Navigando liberamente attraverso le immagini prodotte per il PCI tra gli anni ’50 e gli
’80 da grandi registi italiani e incontrando lo sguardo di Luciana Castellina, storica
dirigente comunista, fondatrice del Manifesto, mai ortodossa e ancora oggi
instancabile animatrice politica, l’autore si chiede cosa sia stato quel partito-giraffa,
come lo definì una volta Togliatti – strano eppure reale – e soprattutto cosa rimanga
oggi di quell’esperienza che ha coinvolto milioni di persone nel tentativo di
trasformare sé stessi e il mondo. Nel viaggio riscopre il senso di una politica fatta di
impegno, solidarietà, confronto. E, soprattutto, riscopre il cinema di quella
generazione politica: un cinema libero, sperimentale, dal basso, empatico, militante.
Zavattini direbbe – e così dice nel film – “un cinema di tanti per tanti”.
Note di regia
Questo film è nato da due incontri paralleli: quello con Luciana Castellina – memoria
viva di un’esperienza politica del passato che sembra ormai conclusa e irripetibile, ma
anche, e ancora oggi, indomabile attivista – e quello con l’Archivio Audiovisivo del
Movimento Operaio e Democratico. Con l’AAMOD in realtà il mio primo incontro
risale al 1996 e da allora non ho mai smesso di collaborarci. Ma non avevo mai
conosciuto con profondità il suo patrimonio di film militanti realizzati da grandi autori
del cinema (Scola, Maselli, Mangini, Bertolucci, Pontecorvo, Gregoretti, Miscuglio,
Polizzi, Giannarelli, Serra e tanti altri). E poi, questo lavoro, nasce anche dal desiderio
di lavorare con Luca Ricciardi, producer dell’AAMOD (ma anche in proprio con la Film
Affair), con il quale negli ultimi anni ho condotto numerosi workshop e attività di
formazione, ma mai c’erano state occasioni per sviluppare assieme un nostro film.
L’occasione è arrivata quando l’AAMOD mi ha proposto di lavorare a un film collettivo
sul PCI: ad una strana coppia, Luciana ed io, sarebbe stata affidato uno degli episodi.
Quel progetto, come spesso capita, non si è realizzato, ma ha gettato un seme… e con
Luca cominciammo a dirci che valeva la pena lasciarlo crescere.
Alla fine del settembre 2021 sono riuscito a strappare una settimana per stare solo,
in una casa fuori Roma, per vedere e scalettare un’ampia selezione dei magnifici film
dell’archivio.
Quell’immersione nei materiali, come sempre mi capita quando costruisco dei film
basati sui repertori, non l’ho portata avanti secondo parametri di ricerca legati solo al
PCI e alla sua storia ma, molto più liberamente, cercando a intuito i materiali che più
mi ispiravano il piacere della visione.
Ne sono riemerso convinto che fosse necessario riportare alla luce le opere di registe
e registi che facevano cinema militante con la consapevolezza che dovesse essere
anche un cinema di alto livello artistico, o che, addirittura, ne approfittavano per
sperimentare, per mescolare linguaggi, per abbattere qualsiasi barriera tra
documentario e messa in scena.
Ho sentito alcuni di questi autori e queste autrici molto vicini al lavoro che ho cercato
di fare negli ultimi anni; mi sono identificato con il loro modo di lavorare e mi sono
sentito meno solo.
Quando l’AAMOD mi ha chiesto finalmente di sviluppare un progetto con al centro la
storia del PCI, avevo nel frattempo conosciuto Luciana e, non sapendo ancora come,
volevo tenere insieme il suo straordinario punto di vista – di chi ha attraversato la
storia di questo partito dal dopoguerra allo scioglimento e a novantaquattro anni non
ha perso la voglia di fare politica – con i materiali dell’AAMOD che avevo tanto
apprezzato. Su una cosa eravamo tutti d’accordo: non volevamo fare un film storico,
né tantomeno nostalgico, ma, un po’ utopicamente, volevamo rivolgerci alle nuove
generazioni, cercando di trasmettere loro l’emozione – e anche l’efficacia – del fare
politica, dell’impegno civile collettivo, del senso di militanza che un partito di massa
come il Partito Comunista Italiano, pur con tutte le sue contraddizioni, è stato in grado
di promuovere e sostenere nell’arco dei suoi settant’anni di vita.