Film details
Direction:Angela Norelli
Productor:CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA
Editing:Angela Norelli
Scritto e diretto da: Angela Norelli
Voce: CATERINA CIANFA - ZOE TAVARELLI - SOFIA RUSSOTTO
Montatore del suono: AMAN FALCONI
Fonico: ALBERTO MOSCONE
Mixer di registrazione: GIULIO SERENO
Traduttore inglese: ANNACHIARA VISPI
Ricercatrice d'archivio: Angela Norelli
Collaboratore per la ricerca d'archivio: EDOARDO INTONTI
Grafico: ALEC TRENTA
Color grading: VINCENZO MARINESE
Synopsis
Tra gli anni ’10 e ’20 del Novecento, in un allusivo carteggio, Rosa confida all’amica Giorgina un segreto: l’uomo-macchina di cui parla Marinetti non è un futuro prossimo per gli uomini, come dicono i futuristi. È un presente per le donne, che Giorgina può ricevere per posta.
SUL FILM – We should all be futurists è un’opera di finzione con una sceneggiatura originale ma anche un found-footage realizzato attraverso il rimontaggio di diversi film muti datati non oltre gli anni ’20 e girati in diverse parti del mondo. È montato come una vecchia commedia muta, anche se abbiamo tre voice over che leggono la corrispondenza delle protagoniste e parti di un originale manifesto di Marinetti.
Director's notes
Il primo cinema muto era giocoso, indipendente, non aveva divieti. La domanda non era “Che cos’è il cinema?”, se fosse o meno arte, ma cosa si potesse fare con questa nuova tecnologia: per Vertov bisognava usarla come strumento conoscitivo e politico; altri ci vedevano un’occasione per fare fortuna; dadaisti, surrealisti e cubisti lo usavano per schernire la borghesia, indagare il non-senso, dare vita a esperimenti “multimediali”. Per tutti, però, significò la possibilità di vedere come mai si era visto prima, vedere di tutto e ovunque.
Allora le prime cineprese si immersero sott’acqua, precipitarono lungo le montagne russe, registrarono inseguimenti, allunaggi, case di fantasmi e, tra tutti i luoghi remoti e irraggiungibili in cui si spinsero, arrivarono – persino – sotto le gonne delle femmine.
Con “We should all be futurists” ho voluto appropriarmi di tutte queste immagini. Attraverso il rimontaggio ho potuto ricostruire la mia storia del cinema, una storia in cui, ad esempio, non c’è cesura tra il cosiddetto “linguaggio classico” e il “cinema delle attrazioni”. Una storia dove il cinema non è una cosa sola, ma tante cose diverse; dove viene esaltato il ruolo delle donne, le quali, in questo primo periodo, erano le vere protagoniste dell’industria: donne irriverenti e sarcastiche, non solo desiderabili ma desideranti, donne con uno sguardo sicuro, dritto sullo spettatore.
Rimontando una nuova narrazione, anche i corpi-oggetto dei primi film porno possono diventare soggetto (imprevisto) e acquisire una voce. Una voce che liquida Marinetti semplicemente leggendolo. Una voce disinvolta e comica. Ho scelto la forma della commedia perché volevo creare personaggi femminili che facessero ridere. Le donne sono spesso rappresentate sorridenti, con una funzione decorativa. Far ridere qualcuno significa invece condividere una visione e un pensiero sulla realtà, essere il centro della storia.
Sia il rimontaggio che l’ironia funzionano secondo la logica del ribaltamento: sono strumenti politici e sovversivi.