Film details
Direction:Anastasia Shubina e Timofey Glinin
Cinematography:Anastasia Shubina e Timofey Glinin
Editing:Anastasia Shubina e Timofey Glinin
Sound:Ilya Dunaev
Colorist: Grigory Karapetyan
Traduzione: Ariadna Arendt
Design del titolo: Anastasia Razubaeva
Registrazione del suono e della musica: Rhizome films
Synopsis
Sulle coste dell’Oceano Artico, in Chukotka, vive un popolo isolato dal mondo. La loro vita ruota attorno alla caccia di trichechi e balene e alla protezione dei villaggi dagli orsi provenienti dalla tundra. Gli animali marini sono la principale fonte di cibo per la popolazione, gli avanzi di animali vengono utilizzati per nutrire le volpi artiche negli allevamenti di pellicce, mentre i cimiteri diventano dei bersagli per gli orsi affamati. Il film richiama la struttura di un rituale sciamanico, un evento profondamente significativo per le popolazioni native.
Director's notes
Il film “Piblokto” è nato come risultato del nostro interesse e della nostra ricerca a lungo termine sulle tradizioni del Nord, sullo sciamanesimo e sull’inconscio collettivo popolare. Anastasia Shubina, una delle registe del film, è un’antropologa e filosofa che studia la cultura orientale e lo sciamanesimo dal 2016. Il nostro precedente documentario, “The Art of Falling Apart”, era dedicato agli sciamani delle renne nel nord della Mongolia. Attraverso il cinema, ci proponiamo di esplorare le tradizioni culturali delle popolazioni indigene che, nonostante facciano parte della Federazione Russa, conservano la loro identità culturale e modelli di pensiero unici.
Il principale evento culturale per i Chukchi e gli Eschimesi è tradizionalmente un rituale sciamanico – un evento di morte simbolica, durante il quale gli spiriti animali e umani fanno a pezzi il corpo dello sciamano e lo consumano. Si ritiene che questa iniziazione garantisca allo sciamano il controllo sugli spiriti e che per la gente della comunità serva come introduzione al ciclo della vita e della morte, in cui i defunti e gli spiriti sono parte della realtà.
Nel nostro film abbiamo utilizzato il suono di un rituale sciamanico che abbiamo registrato durante la spedizione. Non è servito solo come colonna sonora, ma abbiamo anche strutturato il film secondo il ritmo del rituale. La sua drammaturgia si basa su ripetizioni e cicli e riflette il ritmo della vita e le storie mitologiche dei popoli del Nord. La vita dei Chukchi e degli Eschimesi è fortemente legata ai cicli della natura, che si ripetono giorno per giorno, e ruota attorno alla caccia in mare ai grandi animali marini come balene e trichechi.
Gli abitanti dei villaggi di Inchoun e Uelen, sulla costa dell’Oceano Artico, sono completamente isolati dal resto del mondo. Il cibo viene portato nei loro magazzini via nave solo una volta all’anno e la caccia in mare è l’unico mezzo di sopravvivenza. Per loro, cacciare e uccidere gli animali è un’attività di routine e necessaria per ottenere cibo a sufficienza.
Il titolo del film, “Piblokto” (isteria artica), si riferisce a una malattia che colpisce le popolazioni dell’Estremo Nord, simile nelle sue manifestazioni allo sciamanesimo. Gli individui affetti cantano in lingue inesistenti, ripetono le stesse azioni e mostrano un comportamento aggressivo e apparentemente senza senso. Per un osservatore esterno, questo comportamento assomiglia a quello di uno sciamano durante una trance rituale.
Tuttavia, il fenomeno del “Piblokto” è controverso. Da un lato, riflette eventi culturali unici del Nord e le sue tradizioni. Dall’altro lato, il termine “Piblokto” (nonostante il suo suono apparentemente autentico) non esiste nella lingua eschimese o chukchi ed è stato inventato da osservatori esterni. Inoltre, gli stessi indigeni non sempre considerano questa condizione una malattia. Nel film abbiamo cercato di trasmettere il senso di questa ambiguità.
Durante le riprese abbiamo trascorso diversi mesi nei villaggi remoti della Chukotka, vicino allo stretto di Bering, nell’estate del 2020. Per noi questo film ha rappresentato l’opportunità di sperimentare l’alterità di una cultura senza imporre i nostri modelli di pensiero al loro modo di vivere. Abbiamo voluto lasciare che il ritmo e l’atmosfera del film emergessero dalla vita interiore delle persone e dalle loro pratiche culturali.