Film details
Direction:Rossella Schillaci
Productor:FEDERICO BIASIN e CATARINA MOURÃO
Cinematography:FEDERICO BIASIN
Editing:ENRICO ALEOTTI
Scritto e diretto da: Rossella Schillaci
Co-production: MYBOSSWAS e LARANJA AZUL
Riprese: FEDERICO BIASIN e ENRICO ALEOTTI
Direttore VFX: MATTEO BARBENI
Illustrazioni: BEATRIZ BAGULHO
Compositing 2D/3D: CARLO CAGNASSO, GABRIELE PASTÈ, FABRIZIO BONAGA e FABRIZIO RUMORE
Progetto sonoro: RODOLFO MONGITORE e MARCO MARASCIUOLO
Correzione colore: DAVIDE SANTILLI
Produttore esecutivo: MARGOT MECCA
Direttore di produzione: CRISTINA SANGIORGIO
Production assistant: MARYSABA MENNUTI
Operatore drone: ENRICO ALEOTTI
Registrazione suono: MARCO MARASCIUOLO, SARA LIMONTA e ELISABETH ARMAND
Music: NORINA LICCARDO e RODOLFO MONGITORE
Scenografia: CRISTINA UGO
Progetto grafico: ARIANNA GRASSO
Laboratorio di illustrazione e ritratti finali: ANNA FORLATI
Synopsis
Affiorare è un documentario sperimentale in VR ambientato in carcere.
Come in una favola, lo spettatore si immerge nella vita quotidiana di madri e bambini che vivono in luoghi speciali: carceri e istituti di custodia per detenuti con i loro figli.
Riprese a 360° all’altezza degli occhi dei bambini e animazioni ci accompagnano in un viaggio magico dall’iconico sistema di controllo del Panopticon ai più recenti centri di detenzione. Come nel viaggio dell’eroe, i protagonisti ci raccontano – in modo profondo e poetico – le loro prime impressioni sul carcere, gli odori, le paure, le sfide.
La loro percezione del carcere come mondo sommerso è rispecchiata da illustrazioni (realizzate in collaborazione con madri e bambini) che raffigurano i loro ricordi passati e i loro sogni per il futuro. Le animazioni arricchiscono questo mondo surreale utilizzando la metafora di un mondo sottomarino dove gli animali animati sono liberi di muoversi e respirare.
Una storia di dolore ma anche di resilienza e speranza, al confine tra realtà e immaginazione, che riesce a parlare a tutti e a connettersi con i ricordi personali dell’infanzia.
Director's notes
Quando ho visitato per la prima volta un nuovo istituto a custodia attenuata per madri e figli che vivono insieme in carcere, suoni inaspettati sono penetrati nelle mie orecchie senza darmi il tempo di prepararmi. Urla, allarmi, cancelli cigolanti, porte che si aprono e si chiudono creano un’atmosfera particolare, in cui l’ambiente difficilmente si accorda con ciò che gli occhi possono percepire. Il piccolo giardino era circondato da una recinzione di legno che i bambini non possono oltrepassare. Sopra il
recinto, telecamere di sorveglianza ogni 20 metri. In lontananza, camionette della polizia e guardie carcerarie. Non ero in grado di “definire” le mie sensazioni, il che significa che probabilmente la situazione era troppo ambigua e complessa per essere colta. Mi sentivo come all’interno del Truman Show: un mondo finto, concepito espressamente per il protagonista, un ragazzo che era nato e cresciuto lì, come molti dei bambini che ho incontrato in questo carcere “attenuato”. Mi sono posto
molte domande: come percepiscono i bambini questo spazio? Cosa è stato spiegato loro, si rendono conto che si tratta di una realtà distorta, costruita appositamente per loro? Si sentono ingannati?
Per rispondere a queste e a molte altre domande, abbiamo lavorato per più di due anni in diversi istituti di reclusione, insieme a psicologi, educatori e illustratori. In stretta collaborazione con i protagonisti, madri e bambini, abbiamo costruito un documentario sperimentale per esprimere i loro punti di vista e il loro senso dello spazio in un istituto di reclusione. Ma vogliamo anche mostrare le loro fantasie di fuga, i rifugi, le paure e i sogni. Emozioni e desideri che sono universali e riguardano l’infanzia di ognuno di noi.