Scheda tecnica
Regia:Douwe Dijkstra
Produttore:Richard Valk
Sceneggiatura:Douwe Dijkstra, Abdiwahab Ali
Fotografia:Douwe Dijkstra
Montaggio:Douwe Dijkstra
Distribuzione: Zen Movie
Musica / Colonna Sonora Originale: Rob Peters
Mix del suono: Rob Peters
Sinossi
Abdi è un designer di mobili di origini somale che si è trasferito da anni in Olanda e che, solo attraverso un doloroso percorso di esperienze, è riuscito a trovare una stabilità interiore e lavorativa. Il suo vicino, Douwe, è un regista olandese e con lui Abdi ripercorre alcuni episodi della sua vita rocambolesca, dalla guerra in Somalia alla criminalità e al carcere in cui è incappato nei primi anni olandesi. Tutto questo viene ricostruito da Douwe e da Abdi in uno studio di effetti speciali, dove la realtà passata di traumi, morte e violenze è sublimata dalla finzione cinematografica, dai green screen, dalle risate catartiche che non possono che esplodere dopo una scena cruda e sanguinolenta. Così Neighbour Abdi diventa una riflessione su realtà e ricostruzione, su realismo e manipolazione, in cui il cinema – grazie ai suoi strumenti di falsificazione – finisce per dire sempre il vero.
Note di regia
In questo film ho voluto mettere in scena il processo creativo di cui abbiamo fatto esperienza io e il mio protagonista Abdi, giocando perciò sull’alternanza tra il dietro le quinte e alcune sequenze interamente ricostruite. E ho deciso di fare così perché questo meccanismo mi permetteva di ritrarre in maniera più approfondita la soggettività di Abdi. Così, i momenti di spontaneità sul set e i confronti tra di noi su come costruire una scena sono diventati narrativamente centrali. D’altronde, solo in questo modo mi potevo permettere di far riversare nel presente i traumi del passato del mio protagonista. La decostruzione del set-teatro cinematografico, inoltre, mi ha permesso di essere in scena e dunque di mettere in chiaro sia i rapporti e le relazioni che esistono tra me e Abdi, sia la motivazione che mi ha spinto a fare questo film, in cui ho cercato di superare l’opposizione binaria di realtà e finzione, commedia e dramma, passato e presente. Perché quello che volevo era raccontare il dolore, ma anche il superamento del dolore grazie alle qualità curative di un processo creativo.