Scheda tecnica
Regia:Leonardo di Costanzo e Bruno Oliviero
Produzione:Indigo Film, Point du Jour
Sceneggiatura:Leonardo di Costanzo e Bruno Oliviero
Fotografia:Leonardo di Costanzo e Bruno Oliviero
Montaggio:Aurelie Ricard, Catherine Zins
Suono:Leonardo di Costanzo, Bruno Oliviero
Montaggio del suono: Daniela Bassani
Con il supporto di: Progetto Media per lo sviluppo della Comunità Europea
Con il supporto di: Napoli Film Commission
In associazione con: Arte
In collaborazione con: Rai Cinema
Con il contributo di: M.I.B.A.C.T. Direzione Generale per il Cinema
Sinossi
E’ la testimonianza straordinaria di un capitolo di storia sovietica, ovvero la ricostruzione e i ricordi dei marinai abbandonati nella nave Odessa, attraccata per anni nel porto di Napoli. Questa nave mercantile di proprietà di una società fallita e quindi sequestrata da un tribunale, è stata abitata per anni da un equipaggio fantasma sopravvissuto in condizioni estreme (senza riscaldamento, viveri, stipendi). La storia segue la loro odissea fra vita di bordo, ospedali, tribunali nella speranza di ritrovare la propria dignità di uomini.
Note di regia
“Noi all’inizio eravamo andati sulla nave per raccontare l’assurda vicenda di un pugno di uomini vittime della spietatezza delle leggi economiche, attratti anche dalla forza evocatrice di marinai costretti all’immobilità. E abbiamo filmato le loro giornate in attesa, le piccole attività che il loro “lavoro” sulla nave comportava, la ripetizione di azioni e gesti che doveva essere stata uguale mese dopo mese.
Poi pian piano ci è sembrato che paradossalmente non ci trovassimo solo di fronte ad una storia di marinai ma soprattutto di fronte ad una storia radicata nella terra, nella loro terra d’origine.
In quel non-luogo che era l’Odessa all’ancora in un braccio morto del porto di Napoli si stava svolgendo una vicenda che aveva legata alla fine dell’impero sovietico, alle fortune immense di pochi oligarchi ma soprattutto, sotto i nostri occhi, alle “ vittime necessarie” della trasformazione troppo facilmente e silenziosamente scomparse dalla nostra coscienza di vincitori.”