Quest’anno il nostro festival compie dieci anni e siamo orgogliosi di essere riusciti a migliorare ulteriormente la fruizione dei film e a diversificare la nostra offerta in nuovi spazi cittadini, nonostante le difficoltà economiche che noi, come gran parte dell’industria culturale italiana, stiamo affrontando in questo momento.
Il PerSo è nato come una rassegna di cinema sulla salute mentale e quest’anno, per il centenario della nascita di Basaglia, dedichiamo alla duplice ricorrenza (100 Basaglia e 10 PerSo) diversi eventi, tra i quali uno spettacolo al Teatro Morlacchi, uno dei poli cultura- li più importanti della città. Ben cinque film raccontano storie ed esperienze in ambito psichiatrico con sguardi e scelte espressive diverse, ma tutte basate sulla relazione tra cineasti e protagonisti. Se possiamo dire che relazione è la parola chiave del cinema documentario, essa lo è anche per il lavoro sottostante al nostro Festival: le relazioni tra le persone che lo programmano e lo organizzano, con gli enti del territorio (istituzionali e del terzo settore), con i registi ospiti e il pubblico, con i ”non professionisti” coinvolti come giurati e nei percorsi di formazione, danno senso e orientano il nostro lavoro. Questa vocazione e la continuità di questi 10 anni sono rappresentate dalla speciale attività di formazione sul cinema svolta nella casa circondariale di Perugia-Capanne, raccontata nel libro Colmare le distanze, curato da Maurizio Giacobbe, che presentiamo il 2 ottobre.
La relazione con i protagonisti dei suoi film, che siano donne e uo- mini della realtà napoletana o attori professionisti, è anche al centro del lavoro di Leonardo Di Costanzo, al quale dedichiamo una retro- spettiva e un approfondimento sui suoi film.
Un altro termine che connota questa edizione è PACE. I conflitti si fanno sempre più numerosi e minacciosi, incluso quello tra l’umani- tà e il pianeta che la ospita, e quindi dedichiamo il Focus sul cinema internazionale alla drammatica situazione palestinese, program- miamo film sul contradittorio rapporto tra russi e ucraini nel secolo scorso, sulla repressione subita dal popolo curdo, sulla colonizzazio- ne dell’Amazzonia e dell’Artico, sulla violenza politica in Argentina e in Libano. Non sono film ”a tesi”, pronti a dare risposte manichee, ma invitano a farsi domande e alla riflessione, ponendo al centro l’uma- nità dei personaggi che raccontano, film comunque sempre scelti per le loro qualità estetiche: insomma, cinema come strumento di pace.